Le opere - Gianni Schicchi

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Foto Alessandro Boario

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RECENSIONE 1

(Gianfranco Bondioni)

Domenica 27 novembre al Teatro San Filippo di Darfo, si è rappresentato Gianni Schicchi di Puccini, grazie alla grande disponibilità del baritono Orazio Mori e con l’organizzazionesicura ed affidabile dell’Associazione lirica “Aldo Protti” di Darfo B.T.
Quelli dell’Associazione Protti sono appuntamenti ormai consolidati fra le proposte culturali della Valle e svolgono un ruolo importante in una zona chenon ha tradizione di teatro d’opera.
La scelta del Gianni Schicchi è stata certamente coraggiosa: un’opera non notissima, quasi sempre abbinata ad altre nei cartelloni, e per di più spesso considerata un po’ minore, vuoi perché un atto unico, vuoi perché fa parte del genere “opera buffa”.
Inoltre fa anche parte di una tradizione tutta toscana di culto e di conoscenza profonda della Divina commedia (il personaggio si ispira a poche battute che gli dedica l’opera di Dante, infatti) e anche alla tradizione, anch’essatoscana, della beffa e della burla contro gli sciocchi e i potenti . Quindi potrebbe parere un’opera un po’ di maniera e di nicchia, che pochi possono gustare.
In verità si tratta di un’opera di grande impegno e di grande difficoltà, un’opera che (anche per la sua collocazione temporale: la sua prima rappresentazione fu nel 1918 e non in Italia né in Europa, ma a New York) viene “dopo”: dopo Leoncavallo e dopo Mascagni, ma soprattutto dopo l’ultimo Verdi, quello che nel Falstaff –e in verità già prima, nell’Otello-ha completamente dissolto la struttura del melodramma ottocentesco di origine romantica. Abbiamo un continuum musicale che impone agli interpreti una recitazione costante con impegno che non può mai “riposare” e lasciare spazi vuoti: anche le parti più “piccole”, di poche battute (per esempio quelle dei due testimoni che accompagnano il notaio), impongono voci sicure. A parte i personaggi di Lauretta e di Rinuccio e, ovviamente, Gianni Schicchi, nessuno ha vere e proprie “arie”, ma la necessità di intervenire in continuazione in un turbinio di invenzioni linguistiche e musicali.
Ebbene tutti gli interpreti sono stati veramente all’altezza del loro compito: sia quelli che il pubblico già conosce come Nicoletta Zanini, Tosca nel 2002 a Darfo; sia tutti gli altri. E non si può non citare Luca Bodini, un Rinuccio veramente convincentee che ha cantato il celebre Firenze è come un albero fiorito perfettamente in tono e in voce. E non accade sempre.
Nel ruolo del titolo Orazio Mori: un baritono che il pubblico locale ben conosce anche perché gli è stato conferito il premio alla carriera nel 2003 eche ha cantato nei più grandi teatri del mondo e con i maggiori direttori, da Abbado a Mazel, da Kleiber a Muti, da Chally a Sinopoli. Inutile dire che la sua è stata una grande interpretazione. Non solo vocale (e su questo non c’erano dubbi), ma anche come presenza scenica e come simpatia e comunicativa: la capacità di tenere la scena, di farsi veramente centro anchequando canta defilato, di coinvolgere il pubblico è davvero notevole.
Anche quest’anno l’opera è stata accompagnata al piano daDebora Mori, figlia del baritono e ormai affermata maestro collaboratore in numerosi teatri e festival in Italia e all’estero e ben nota al pubblico dell’Associazione Protti.Debora ha sostenuto l’opera con tocco sicuro e puntuale.
Da ricordare ancora la collaborazione del maestro Felice De Paoli e la regia di Lidia Soriani Cucchie del Maestro Mori. Una regia che ancora una volta ha rivelato la capacità di rendere l’opera in modo efficace, con precisione e buon gusto, con trovate simpatiche e felici come la presenza dell’accompagnatore muto del medico Spinelloccio o l’idea di far rientrare nel letto, con le sue gambe, il morto Buoso Donati di cui Gianni Schicchi aveva preso il posto. Il carattere comico dell’opera e, insieme, la circolarità che riporta alla scena iniziale, ma in una situazione che è ben cambiata per la furberia e la simpatica burla di Gianni, ne vengono fortemente esaltati.
E tutto questosuperando anche i non piccoli problemi di uno spazio veramente ristretto e dei pochi mezzi economici di cui l’Associazione dispone.
E a questo punto bisognerebbe riaprire il discorso sugli spazi per gli spettacoli in Valle, sulla politica culturale di vari enti e così via: è un discorso già fatto troppe volte e che, tranne poche lodevoli eccezioni, continua a cadere nel vuoto.

RECENSIONE 2

Ruggero Marani
(Bresciaoggi del 30 novembre 2005 pag. 45 Spettacoli)

A Boario Terme l’opera «Gianni Schicchi»
Un Puccini che esalta il grande baritono Mori

Un’altissima qualità vocale e interpretativa ha contraddistinto l’esecuzione dell’opera «Gianni Schicchi» di Giacomo Puccini, avvenuta sere fa al teatro San Filippo di Darfo Boario Terme.
L’esibizione di tutti i cantanti, in particolare quella del famoso baritono Orazio Mori (che era reduce da una tournèe in Russia), è stata molto applaudita da un pubblico forse non non numerosissimo, ma entusiasta.
L’occasione era stata organizzata dall’associazione Amici della Lirica «Aldo Protti» di Darfo Boario Terme, presieduta da Lidia Cucchi Soriani, che ha meritoriamente profuso tempo, fatica, energia e tanta pazienza per allestire questa breve ma stupenda opera, poco conosciuta e poco rappresentata anche in Italia.
Prima dell’inizio dell’opera, Lidia Soriani Cucchi ha ringraziato, mentre il professor Gian Franco Bondioni ha illustrato l’opera eFrancesco Gheza, direttore di Teleboario e di due cori camuni, melomane accanito, ha introdotto tutti i cantanti: Orazio Mori (nel ruolo di Gianni Schicchi), Cristina Cattabiani, Francesca Castelli, Luca Bodini,Vittorio Tosto, Nicoletta Zanini, Emanuele Schiavon, Luca Gallo, Claudio Ottino, Ayako Nishiyuki, Simone Colombo, Lorenzo Fusco e Yutaka Tabata. Maestro alle percussioni Luigi Tagliabue, mentre il giovane maestro accompagnatore al pianoforte era Debora Mori (figlia di Orazio Mori).
Proprio debora Mori ha commentato con soddisfazione la riuscita qualitativa dell’esecuzione: «È un‘opera divertente, ma molto difficile da accompagnare con il pianoforte. Non c’è un minuto di sosta, è un continuo intersecarsi di note. Penso che Nino Rota nel comporre la musica del famoso film "La Strada" di Fellini si sia ispirato a questa del "Gianni Schicchi".
Infine dice Francesco Gheza «Mori che ha cantato nei più famosi teatri del mondo, ora è reduce dalla Russia. Ha ancora una voce molto bella e una grande padronanza scenica. Gli altri cantanti sono tutti giovani molto bravi e promettenti». Meritati gli applausi finali.
Ruggero Marani