Le opere

Il barbiere di Siviglia (21 aprile 1996)
La traviata (18 maggio 1997)
Aida (09 e 10 maggio 1998)
La Bohème (08 e 09 maggio 1999)
I pagliacci (25 novembre 2000)
Cavalleria rusticana (25 novembre 2000)
Rigoletto (24 marzo 2001)
Tosca (23 marzo 2002)
Lucia di Lammermoor (29 marzo 2003)
Il barbiere di Siviglia (07 febbraio 2004)
Gianni Schicchi (27 novembre 2005)
La Cenerentola (8 aprile 2006)

La messa in scena di opere non in forma di concerto e complete è un'impresa non semplice.
Dal 1996 l'Associazione lirica ha intrapreso questa strada: un'opera all'anno seguendo l'ordine dei debutti di Aldo Protti, sia per rendere omaggio alla memoria dell'artista, sia per portare anche in questa zona la lirica nelle versioni complete.
Si iniziò con Il Barbiere di Siviglia, l'opera con cui il baritono cremonese iniziò la sua carriera artistica nel 1948, a Boario Terme nel 1996: una edizione con accompagnamento di pianoforte in costume, ma senza scenografia. La traviata, l'Aida e La Bohème dei tre anni successivi videro invece la presenza di alcuni strumentisti oltre al pianista, di ballerini e del coro; la regia e la scenografia sono state seguite con particolare cura e attenzione.
Il problema dello spazio ha in seguito costretto a tornare alla scena primitiva e a preferire l'accompagnamento de solo pianoforte: Patrizia Bernelich ha così accompagnato Cavalleria Rusticana e Pagliacci nel 2000 e Rigoletto nel 2001; mentre Deborah Mori ha accompagnato Tosca nel 2002, opere che si sono avvalse della presenza del Coro lirico lombardo del Maestro Marco Beretta.
Normalmente il pianista accompagnatore ha fatto anche da maestro concertatore potendo contare su Felice de Paoli, Enrico Gaia e Savio Richini come collaboratori, mentre la presidente dell'Associazione, Lidia Soriani Cucchi (oltre a fare da jolly per risolvere tutti i problemi) ha curata le regie a volte coadiuvata da altri (Maria Dragoni, Felice de Paoli, Enrico Stinchelli) a volte senza alcun aiutante. Le regie firmate da Lidia non cedono al gusto per la "trovata" strana né alla volontà di stupire e sorprendere che spesso caratterizzano, a volte con esiti assai discutibili, molte messe in scena di grandi teatri; ma contemporaneamente non si adagia sulle ripetizioni, sul déja vu, ma cerca di coniugare la precisione filologica con la volontà di evitare l'ovvio e il banale e, anche, con le necessità oggettive e "costrittive" imposte dagli spazi e dai costi.