Le opere - La Cenerentola

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Foto Alessandro Boario

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Sabato 8 aprile 2006 Spettacoli pag. 56 Giornale di Brescia

L’edizionede La Cenerentola di Rossini che l’Associazione amici della lirica “Aldo Protti” ha messo in scena l’8 aprile al teatro san Filippo di Darfo-Boario Terme continuando la serie delle rappresentazioni annuali di opere liriche, è stata decisamente interessante per più di un motivo.
Il primo è costituito dall’opera stessa: La Cenerentola, rappresentata per la prima volta al teatro Valle di Roma nel 1817, è opera deliziosa anche se non facilissima e presso il grande pubblico ingiustamente oscurata dal più famoso Barbiere di un Rossini non ancora venticinquenne. La storia dell’infelice figliastra che diventa principessa e della bontà che trionfa è fin troppo nota, ma la versione che presenta Rossini offre alcune novità: non c’è una matrigna, ma un patrigno; non ci sono fate, ma un vecchio, saggio filosofo; non c’è la famosa scarpetta, ma uno “smaniglio”, una sorta di bracciale; ma per il resto ci siamo, la storia è quella. Ciò che rende eccezionale l’opera di Rossini sono in primo luogo la musica, di una felicità e di una freschezza assolute, e poi l’intreccio delle voci, delle tre voci femminili di Cenerentola e delle due sorellastre soprattutto, due mezzosoprano e un soprano, ma anche delle voci maschili (un tenore, un baritono e due bassi) che per realizzare compiutamente l’ideale del “bel canto” si inseguono fra loro in mille modi diversi, a volte anche molte contemporaneamente, come nel famoso sestetto Questo è un nodo avviluppato verso al fine dell’opera. Ma ogni protagonista ha brani e arie di grande bellezza che permettono di esprimere la vena ora comica, ora lirica e romantica, ora di nobile sentire dei personaggi.
Il secondo motivo di interesse è costituito dagli interpreti. Nella parte di Don Ramiro, il principe, abbiamo ascoltato il tenore colombiano Alejandro Escobar che, dopo aver debuttato nel 1993 nell’Orfeo di Monteverdie trasferitosi in Italia, ha cantato nella Turandot, ne La fanciulla del West, in Fedora, in Adriana Lecouvreur e in Aida. È stato un don Ramiro assai convincente anche nelle parti più alte e complesse; è buona anche la sua dizione e la sola obiezione che si può muovere riguarda una qualche staticità sulla scena.
Dandini, il servo del principe impegnato a interpretare spesso la parte del padrone in un complesso gioco di travestimento è stato il baritono Michele Govi, già noto agli spettatori dell’Associazione Protti per aver cantato nella Bohéme, inPagliacci e in un precedente concerto. La parte si presta a molti giochi ed equivoci e richiede anche una notevole capacità vocale. Govi ha cantato egregiamente la parte, ha tenuto la scena come ci si poteva aspettare da chi ha cantato con partner come Ricciarelli, Bruson, Alva, Nucci.
Il basso Giovanni Guerini è stato un più che convincente don Magnifico: una parte assai difficile sia per le qualità vocali che richiede soprattutto in alcune arie assai veloci tipiche del basso comico in Rossini, sia perché ha reso credibile un personaggio decisamente busso senza però cadere nellafacile macchietta.
Abbiamo sentito Luca Gallo a Lovere ne Il barbiere di Siviglia e lo scorso anno nel Gianni Schicchi a Darfo. Ora è stato un ottimo Alidoro, maestro delprincipe e filosofo: la parte di Alidoro non gli è nuova, come molte altre parti rossiniane e in questa interpretazione ha saputo assai bene anche assecondare la regia che gli ha assegnato due parti davanti al sipario chiuso durante cambi di scena: una situazione teatralmente abbastanza difficile e nella quale haanche cantato la sua aria più importante.
Le sorellastre di Cenerentola, Clorinda e Tisbe, sono state interpretate in modo molto convincente da Silvia Felisetti e Letizia Sperzaga. Le parti richiedono speso duettie un frequente interloquire con Cenerentola,con il tenore e con il basso. È facile pensare quanto Rossini si sia sbizzarrito a ricamarci sopra e quindi quali siano anche le difficoltà della parti, difficoltà che le interpreti hanno superato di slancio.
Daniela Pini ha cantato nel ruolo dl titolo. Nelle iniziative dell’Associazione non solo è stata Rosina nel Barbiere, Lola nella Cavalleria e Maddalena nel Rigoletto, ma anni fa ha regalato ai convenuti ad un concerto proprio la strepitosa conclusione della Cenerentola, con un Nacqui all’affanno e al pianto splendidamente interpretato. Abbiamo avuto la possibilità di ascoltarla conagio in tutta l’opera e la sua bellissima voce, calda e scura al punto giusto e sostenuta da tecnica ineccepibile e anche da grande capacità di tenere la scena, ha potuto mostrare tutta la sua bellezza. Sia nelle arie, sia nei dialoghi e negli intrecci a cinque, a sei voci ha saputo mostrare tutta la sua bravura.
L’opera è stata accompagnata da cinque strumentisti che sono riusciti a non far sentire l’assenza di una intera orchestra: come spesso succede in questi casi, l’organico ridotto ha “costretto” i cantanti a dare il meglio di sé perché non coperti dalla ricchezza del suono. Indubbiamente una grande capacità di direzione è stata dimostrata dal maestro Fabrizio Milani che ha guidato con grande sicurezza strumentisti, cantanti e anche il coro che in quest’opera ha una parte non indifferente e spesso è un vero e proprio personaggio: i coristi sono stati ancora una volta all’altezza.
La regia dell’instancabile Lidia Soriani Cucchi, presidente dell’Associazione Lirica, è stata precisa e puntuale, e ha saputo ricreare con pochi effetti di gusto (l’uso delle luci e delle ombre, le tende che creano ambienti diversi, l’uso di due paini sul palcoscenico) il tono fiabesco dell’opera: una dimostrazione di come uno spazio limitato e anche un budget limitato non siano di ostacolo a creare effetti di notevole livello. Spesso si vedono regie gratuite o non centrate ma sicuramente dispendiose: qui è stato l’esatto contrario.
Un livello elevato dunque, come sempre nelle produzioni dell’Associazione Protti, una serata di grande interesse e piacere che il pubblico, anche se non foltissimo, ha mostrato di aver molto gradito..
Anche il maestro Fabrizio Milani, molto impegnato in lavori sia in Italia sia all’estero, è già noto al pubblico dell’Associazione Protti per il Barbiere che ha diretto a Lovere; così come ben noto e assai apprezzato è il Coro lirico lombardo che abbiamo avuto occasione di ascoltare e applaudire più volte.

Vittoria Vitali e Felice de Paoli sono i maestri collaboratori.

Gianfranco Bondioni
Università Popolare di Vallecamonica